L’efficienza foto sintetica è in stretta correlazione con la posizione spaziale delle foglie sul germoglio e con la loro età; più in particolare, risultano più attive dal punto di vista foto sintetico quelle giovani e quelle situate nella parte più alta del germoglio, al di sopra del grappolo.
Risulta fin troppo evidente che di tali conoscenze scientifiche si deve tenere grande conto in sede di progettazione della forma di allevamento, che stabilisce l’architettura della pianta e con essa la disposizione spaziale dei germogli e dei grappoli, e i loro rapporti sinergici e/o competitivi (rapporti sink-source). Conseguentemente vengono anche stabiliti gli interventi di gestione dei germogli durante la stagione estiva, avendo ben cura di non eliminare troppe foglie giovani sopra il grappolo.
Il flusso degli elaborati foto sintetici verso i grappoli deve essere piuttosto rapido; esso risulta condizionato da svariati fattori quali la radiazione solare e la temperatura, la distanza foglia-grappolo e la stessa distribuzione dei grappoli sul ceppo.
Kliewer & Weaver (1971) hanno dimostrato che la percentuale di zuccheri nelle bacche cresce proporzionalmente al rapporto tra superficie fogliare e peso della bacca con un valore critico di 22 cm² per ogni grammo di bacca.
Oltre tale limite non si nota più tale influenza positiva, ma anzi, al contrario, si possono avere riduzioni della sintesi degli zuccheri e maggiore suscettibilità alle crittogame, sostanzialmente a causa dell’ombreggiamento che viene indotto (Fregoni, 1998).
Data la complessità del sistema chioma della pianta, la stima del valore di superficie fogliare effettivamente esposta e fotosinteticamente attiva può risultare difficile.
Essa dipende infatti dalla configurazione della struttura portante, dal tipo di crescita dei germogli (vi sono infatti vitigni con vegetazione assurgente mentre altri ritombante), dall’orientamento dei filari, dall’inclinazione e orientamento medio delle foglie, tutti fattori collegati tra loro nella seguente equazione:
SFE = 10.000 (2H + 1,5 e) Cd x Ct x Cp
Dove:
- H = altezza della parete palizzata (m)
- e = spessore della vegetazione (m)
- E = distanza tra le file (m)
- Cd = coefficiente di discontinuità (%)
- Ct = coefficiente di taglio
- Cp = coefficiente di portamento
Tuttavia, nel caso della vite, si può utilizzare un’approssimazione costituita dalla superficie esterna della chioma comprensiva dei due lati del filare e della sezione superiore.
Questa semplificazione trova inoltre giustificazione sulla base di alcuni risultati sperimentali che hanno chiaramente dimostrato come il primo strato esterno di vegetazione possa contribuire ad oltre il 70÷80% del bilancio foto sintetico complessivo (Poni & Tabanelli, 1994).
Dati sperimentali francesi relativi alla cultivar Merlot fissano in 1 m² si SFE/1 kg. di uva per ceppo, il rapporto minimo da ricercare per ottenere una corretta e completa maturazione del grappolo. Al fine di avvicinarsi a questo rapporto considerato ottimale, il viticoltore, in sede di definizione della forma di allevamento, dovrà privilegiare una distanza tra le fila ottimale, una palificazione sufficientemente alta, un triplo sistema di fili di sostegno, che permettono una altezza della vegetazione palizzata importante, tale da evitare comunque l’ombreggiamento.
In linea del tutto generale, quindi, una forma di allevamento efficiente ed equilibrata dovrebbe essere caratterizzata da uno sviluppo vegetativo tale da occupare, in tempi sufficientemente rapidi, tutto lo spazio disponibile per ciascun ceppo.
Questa caratteristica è indispensabile per raggiungere il valore minimo richiesto di SFE/produzione per ceppo e quindi la massima capacità di sfruttamento della luce. Una crescita vegetativa più prolungata può, al contrario, rappresentare una caratteristica negativa, poiché non soltanto non determina un ulteriore incremento del rapporto ma anzi, causa infittimento eccessivo della chioma connesso con lo scadimento qualitativo dell’uva (Poni & Tabanelli).